Due sabati fa sono andata in un locale per gay e trans; all’una e alle 3 del mattino i trans, parecchi, hanno fanno uno spettacolo sul palchetto luminoso appositamente allestito. Li guardavo ballare, ondeggiare con le loro chiappe perfette e le gambe chilometriche dopo essermi sudata un posto in piedi su una sedia, in equilibrio quasi instabile, dietro a una folla compatta di ragazzi gay che si baciavano e trans del pubblico in ammirazione dei loro simili.
E' stato uno spettacolo a dir poco esilarante: più belle(i?) di una donna vera, più femmine, più disperate, emananvano una carica di energia coinvolgente, mentre ballando si toglievanno via via i già scarni vestiti, esibendo alla fine un corpo tradito dal viso, che esprimeva il disperato, inutile tentativo di essere diverso. E mentre le ammiravo, mi accorgevo che la natura aveva proprio toppato, che dentro quel corpo c'era una donna, una femmina, che la natura non aveva saputo interpretare. Ed era uscito fuori un mostro, si, un mostro triste, donne belle ma brutte, donne finte ... o forse no? Il dubbio si insidiava nella mia testa attraverso le parole di Almodovar:
una persona è tanto più autentica quanto più assomiglia all'immagine che ha sognato di sè stessa.