martedì 24 luglio 2012

Avetrana


26 agosto 2010, decidiamo di fuggire le masse estive concentrate nelle maggiori località di grido del Salento - Porto Cesareo, Gallipoli, Lecce - e andiamo a visitare una più anonima Avetrana. Mentre camminiamo nei vicoli, nelle piazzette, esprimo il mio sincero desiderio di poter vivere in un posto come questo, in quanto  ignoto ai più, ma pur sempre gradevole, dignitoso, ordinato, dove la vita scorre leggera, semplice, senza clamori o pretese. Mi dico: che bello potersi rifugiare in un paese dove tutto scorre tranquillo, essenziale,  indisturbato, senza dover sudare per un parcheggio o un gelato, senza dover sgomitare per poter passeggiare, senza negozi pieni di paccottiglia che oscurano il vero paese, le sue mura, i suoi vicoli (mi vengono in mente le bancarelle natalizie di piazza Navona), un paese senza bagliori, senza schiamazzi, un paese che ti protegge col suo anonimato, col suo risultare insignificante ai più, proprio perché non appariscente, ma umile.
Ceniamo in una trattoria a gestione familiare, il titolare ci dice che in paese stanno cercando una ragazzina, scomparsa nel pomeriggio.

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