lunedì 4 febbraio 2008

Un sogno pasoliniano

Ho fatto un sogno:

grandi capi mai visti in faccia, sempre a bordo di un elicottero in volo, ci fanno un regalo, a noi semplici cittadini insoddisfatti e frustrati dalle avversità quotidiane:
lavori stressanti e sottopagati, case piccole e vecchie, quartieri senza verde, aria cattiva, niente spazio e tempo per gli svaghi, …
Ci radunano tutti nella piazzola del quartiere, e una specie di guida con tanto di ombrellino colorato e elenco di tutti noi ci invita a seguirlo; camminando camminando in questa folta processione, usciamo dalla città e ci ritroviamo in mezzo a un paesaggio collinare, il prato curato, qualche albero qua e là, sembra di essere in una rappresentazione della natura toscana. All’improvviso, ecco che appare un agglomerato di casette di tre piani al massimo, intorno un giardino ricco di fiori colorati, una grande piscina condivisa, attrezzata con sdraio e ombrelloni, un angolo giochi per i bimbi, una palestra con tutte le attrezzature possibili, un campo da tennis, il cinema, il teatro, ed un’area bar/ristoranti dove passare le serate. E poi il supermarket, negozietti di abbigliamento, il parrucchiere, il negozio di giocattoli per i bimbi e tutti i servizi che servono, in questo spazio pieno di grazia, perfetto, colorato, stile “Truman Show”.
Veniamo a sapere che non siamo i soli fortunati: anche gli altri abitanti della città, della provincia, della regione, della nazione, … sono stati convogliati a gruppi verso queste oasi di benessere, tutte uguali fra loro, dove ciascuno ha la propria collocazione, il proprio posto di lavoro, il proprio posto al cinema. Il sogno si dissolve nella veglia mentre ancora sto guardando queste palazzine perfette, persa tra la folla, per poi voltarmi a fissare quell’elicottero che vola alto, distante, ma in realtà così vicino.
Apro gli occhi, e mi vengono in mente le parole di Pasolini, sulla perdita di identità dell’uomo moderno, uniformato, appiattito, privato dell’anima da questa società del benessere, dove viaggiamo tutti nella stessa direzione, aspiriamo tutti alle stesse cose, abbiamo le case tutte uguali arredate con gli stessi mobili, mangiamo tutti lo stesso hamburger, guardiamo gli stessi format televisivi, ascoltiamo la stessa musica: abbiamo perso le nostre caratteristiche peculiari, il nostro io più profondo, siamo come gocce nel mare, tutte uguali, indistinguibili.
Il mondo sognato non esiste, è vero, ma forse, in realtà c’è, latente, e quindi più subdolo, implicito: siamo già intrappolati, ma non lo sappiamo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un paesaggio stile teletubbies si potrebbe dire o un agglomerato di case stile Milano 2 :-)
E' vero che da una parte nel benessere si perde un po' di identità e si ha un livellamento, ma è anche vero che il livellamento può essere verso l'alto....quello che invece è importante è non perdere mai l'autoscienza di dove ci si trova se in trappola o meno e avere la forza di liberarsi

Pietro ha detto...

Molti sociologi, filosofi, politologi hanno prefigurato questo scenario più di cinquant'anni fa quando l'industrializzazione avanzando ci faceva capire che avremmo prodotto in serie qualsiasi cosa, inclusa la vita di ciascuna di noi.
Comunque noi abbiamo la possibilità di restare lucidi e consapevoli, sono d'accordo con indovinachisono, e anche la possibilità di sognare qualcosa di diverso e fare il possibile per realizzare il sogno.
Sta a noi. In fin dei conti questo è già un buon modo per non cadere nel torpore di una vita che ci vive anziché lasciarci scegliere come vivere.
Saluti a tutti, e baci ai pupi!!
Pietro